lunedì 28 ottobre 2013

#Capitaliesteri #condonofiscale #scudofiscale

I furbetti del condonino coccolati dal governo.

Si torna a parlare dei capitali fuggiti all’estero (circa 200 miliardi di euro secondo il Sole 24 Ore) e che il governo vorrebbe far rientrare in Italia. Alla domanda logica se si trattai dell'ennesimo condono o di un altro scudo fiscale di tremontiana memoria, Palazzo Chigi risponde negativamente, perché i nomi non verrebbero scudati e le tasse non verrebbero condonate. I beneficiari avrebbero, solo uno sconto sulle ammende e la pena cancellata. Una rigidità molto formale che il governo ha dovuto annunciare per mettersi al riparo dagli strali dell’Unione Europea e dell’Ocse, i quali hanno fatto sapere che nuovi condoni o scudi fiscali non saranno tollerati. Il governo vorrebbe salvare capra e cavoli da un lato la linea ufficiale contro evasione fiscale, dall’altro il rientro degli ingenti capitali trasferiti all’estero. Secondo quanto riporta oggi un lungo servizio del Corriere della Sera, le nuove norme allo studio prevedono l'autodenuncia da parte dell'evasore, ma solo se il contribuente non è ancora finito nelle maglie del fisco, se non gli sono arrivati a casa questionari o se non sono in programma visite fiscali. A quel punto l'evasore pentito dovrebbe pagate le somme dovute allo Stato, maggiorate dei relativi interessi e delle sanzioni, che però potrebbero essere ridotte a metà della sanzione minima. C’è da crederci visto il maxi-supersconto sulle sanzioni che il governo ha già fatto alle società che gestiscono il gioco d’azzardo e le slot machine. Ci sono casi, però, dove anche l'autodenuncia potrebbe far scattare l'azione penale. In questo caso il governo starebbe pensando alla depenalizzazione del reato di autoriciclaggio. Ci sarebbero agevolazioni anche per i furbetti che si autodenunciano solo a indagini in corso. Anche se nel loro caso non scatterebbe la depenalizzazione, ma “un'attenuante generica”. Sulla efficacia di queste misure pesano i precedenti del passato. Dei 67 miliardi di euro che si calcolava fossero stati trasferiti in Svizzera dall’Italia, con gli scudi fiscali e i condoni tremontiani ne sono rientrati solo 9 miliardi. Secondo il Corriere della Sera, le stime più recenti sui capitali in Svizzera ritengono che questi si aggirino sui 120-180 miliardi, con un’aliquota del 25% sul capitale e un imposta al 25% sugli interessi prodotti, lo Stato italiano totalizzerebbe poco meno di 40 miliardi. Ma la Svizzera ha già lasciato capire che l’aliquota italiana dovrà essere più bassa di quella di altri Paesi, essendo intervenuti negli anni scorsi alcuni condoni che hanno già fatto rientrare capitali in Italia. L’incasso scenderebbe a 10-15 miliardi. E resterebbe il rischio che nel frattempo le banche svizzere spostino i capitali in filiali nei "paradisi fiscali" extraeuropei, quelli che per fargli aprire le cassaforti devi prenderli a cannonate.

sabato 26 ottobre 2013

#Titolispazzatura #economiastrozzina #derivati

Il totale dei derivati vale 870.000 miliardi di euro Nel mondo circolano titoli spazzatura 16,7 volte il prodotto lordo mondiale. Titoli in possesso di banche troppo grandi per poter fallire e troppo potenti per far smettere il loro gioco.

La Goldman Sachs è la banca che possiede (e produce) più titoli spazzatura al mondo. di Glen Ford
La crisi economica ha portato ad un acceso dibattito culturale negli Stati Uniti. Glen Ford è analista del sito di contro informazione International Clearing House. Popoff ha deciso di iniziare a renderne conto. Stanno seminando il mito secondo il quale i "mercati" (banchieri, fondi speculativi e così via) desiderano fortemente la stabilità, quando invece le statistiche demografiche del mondo reale del capitalismo finanziario gridano l'esatto contrario. I Signori del Capitale (i "mercati") sono veri giocatori d'azzardo; hanno trasformato il mercato finanziario mondiale in una perpetua macchina di incertezza, in cui tutta la ricchezza del mondo viene messa più volte in gioco da persone che in verità non la possiedono e in un casinò i cui operatori complottano uno contro l'altro così come i loro clienti abituali. I derivati vengono valutati sei volte di più rispetto a tutta la ricchezza mondiale cumulata.
Il valore figurativo degli strumenti finanziari derivati è adesso stimato a 870.000 miliardi di euro. Questa statistica è fantastica nel vero senso della parola, in quanto ammonta a 16,7 volte il prodotto lordo mondiale, che consiste cioè nel valore di tutti i beni e servizi prodotti ogni anno da ogni uomo, donna e bambino sul pianeta: 52.000 miliardi di euro. I soli derivati sono valutati sei volte più di tutta la ricchezza mondiale accumulata, inclusi tutti i mercati azionari mondiali, i fondi assicurativi e ricchezze di famiglia, 145.000 miliardi di euro.
La maggior parte degli strumenti derivati conosciuti sono posseduti da quelle banche considerate troppo grandi per poter consentire loro di fallire, con le prime quattro banche che contano per più del 90 per cento del totale: J.P. Morgan Chase, Citibank, Bank of America e Goldman Sachs. Ci è stato detto che i derivati sono semplicemente puntate tra partner ben informati - coperture contro le perdite - e che ogni volta che queste istituzioni finanziarie perdono, un'altra ci guadagna, così che non c'è una perdita netta o una minaccia di collasso mondiale. Ma questa è una bugia.
Mai nella storia del mondo il capitale della finanza ha dominato così l'economia reale e solamente negli ultimi due decenni i derivati sono diventati centrali nel capitalismo finanziario. I giocatori non sanno quel che fanno, né tanto meno gliene importa qualcosa. La catastrofe del 2008, causata essenzialmente dai derivati, ha bisogno di un salvataggio, ancora in corso, di decine di migliaia di miliardi di euro. In tutto questo la Federal Reserve compra in blocco titoli che nessun altro acquisterebbe - cioè nessun altro scommetterebbe su essi. Ciò malgrado, l'universo degli strumenti derivati è cresciuto molto di più rispetto al 2008, rimanendo effettivamente illeso dalle cosiddette riforme finanziarie del presidente Obama. Il casinò ha ingoiato il sistema. Le somme che i giocatori puntano non solo hanno un valore molto più grande rispetto a quello del loro portafoglio, ma sono ben sei volte più grandi del patrimonio di ogni istituzione esistente e famiglia sulla terra messi insieme, nonché quasi 17 volte maggiori del valore complessivo del prodotto annuale del genere umano. Anche se venisse offerto in garanzia l'intero pianeta, ciò non basterebbe per coprire le puntate di gioco di Wall Street. Detroit è stata fatta fallire con l'uso su larga scala di derivati e cartolarizzazioni.
Gli eventi del 2008 hanno dimostrato che i crolli dei derivati, come ogni altro evento finanziario speculativo, provocano una serie di conseguenze negative. Gli strumenti derivati incombono sugli Stati Uniti e sulle altre economie cosiddette "mature", avvelenando i sistemi pensionistici e le strutture finanziarie municipali. Detroit è fallita con l'uso su larga scala di derivati e cartolarizzazioni. Quando il casinò è l'economia, tutti siamo costretti a giocare e i primi a perdere tutto sono i poveri. Riformatori di diversi colori politici affermano che i derivati possono essere sia regolamentati per essere meno letali o completamente aboliti, lasciando in questo modo intatta Wall Street.
Tutto questo è palesemente inverosimile. Riproducendo il denaro attraverso la manipolazione, il capitale finanziario non crea nulla. L'esplosione dei derivati è avvenuta perché Wall Street necessitava di una sorta di capitale "fittizio" per poter continuare ad annunciare profitti sempre più alti, cioè presentare portafogli fittizi pieni di puntate di gioco non spendibili o commerciabili. Gli strumenti derivati sono l'espressione ultima del capitalismo finanziario: sono principalmente scommesse sulle transazioni, piuttosto che investimenti sulla produzione. La crescita dei derivati è un segnale che il capitalismo ha fatto il proprio corso e può solo continuare a nuocere all'umanità. L'economia dei derivati è l'ultimo stadio di vita del capitalismo. Se ciò fosse stato compreso dal movimento Occupy Wall Street e fosse stata espressa in primo luogo la necessità di rovesciare e abolire Wall Street, il suo impatto sarebbe stato molto più profondo.




Lavoro, in 6 milioni a casa: scoraggiati e disoccupati, molti sono giovani

Tra i giovani in Italia, per quanto riguarda la situazione lavorativa, parliamo di disoccupati e sfiduciati. Le persone che potenzialmente sarebbero impiegabili nella produzione sono più di 6 milioni, se ai 3,07 milioni di disoccupati aggiungiamo i 2,99 milioni di persone che non cercano impiego, ma sono comunque disponibili a lavorare (tra questi, gli scoraggiati), oppure cercano lavoro, sì, ma non sono disponibili subito. Lo rende noto l'Istat nelle tabelle sul II trimestre 2013.

Nel secondo trimestre 2013 - secondo la tabella sulle 'forze lavoro potenziali' - c'erano infatti 2.899.000 persone tra i 15 e i 74 anni che pur non cercando lavoro in modo attivo sarebbero state disponibili a lavorare (la percentuale è pari all'11,4% più che tripla paragonata alla media europea che invece è pari al 3,6% nel secondo trimestre 2013). A queste si aggiungono inoltre circa 99.000 persone che pur cercando non erano infatti disponibili nell'immediato a lavorare.

Tra gli inattivi che non cercano pur avendo la disponibilità a lavorare, risultano quasi 1,3 milioni di persone 'scoraggiate', quelle che non si sono dunque attivate nella ricerca di un altro lavoro pensando di non poter trovare alcun impiego.

Trovare un lavoro dunque resta una chimera in modo particolare al Sud e tra i giovani: su 3.075.000 disoccupati segnati nel secondo trimestre 2013 quasi la metà sono al Sud (1.458.000), oltre la metà invece sono giovani (1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935.000, nella fascia 25-34 anni). 

Per le forze di lavoro potenziali il Sud presenta ben 1.888.000 persone sui 2.998.000 inattivi occupabili potenzialmente. Restando sui più giovani sono occupabili potenzialmente nel complesso (ma inattivi) 538.000 persone tra i 15 e i 24 anni e 720.000 tra i 25 e i 34 anni con una prevalenza enorme di quelli che non cercano più. 

L'Istat individua nell'area della «sotto-occupazione» nel secondo trimestre 2013 650.000 persone circa, mentre oltre 2,5 milioni di persone sono occupati con un 'part time involontario, in crescita di più di 200.000 unità paragonato allo stesso periodo del 2012.

venerdì 25 ottobre 2013

#Firenze #25O

#Licenziamenti alla #Electrolux

Electrolux. Duemila licenziamenti. Preoccupazioni anche sui 4 stabilimenti in Italia.

La multinazionale svedese Electrolux ha annunciato il taglio di 2 mila posti di lavoro, ovvero oltre il 3% della propria forza lavoro complessiva a causa dei risultati deludenti del terzo trimestre, che hanno evidenziato un calo del 29% dell'utile a 75 milioni di euro. Il gruppo svedese ha quindi deciso la chiusura di una fabbrica in Australia che dà lavoro a 500 persone e la riduzione degli organici in Europa, Medio Oriente e Africa. Le cifre, annuncia il gruppo potranno essere anche superiori e si studierà il futuro delle quattro fabbriche italiane. Il gruppo ha infatti deciso di «studiare in dettaglio se dovrà mantenere le sue quattro fabbriche italiane». Electrolux impiega in totale oltre 60 mila dipendenti e ha motivato la decisione dei tagli con il fatto che sebbene la domanda in America del Nord e sui mercati emergenti sia in crescita resta in calo nei principali mercati di sbocco dell'azienda in Europa. In Italia Electrolux ha diversi stabilimenti produttivi in Friuli, in Veneto, in Emilia Romagna e in Lombardia.

giovedì 24 ottobre 2013

È solo una questione di ordine pubblico?




Voleva chiudere i centri sociali, finisce nel Pantano
Indagato per corruzione Ascierto, il parlamentare di An che era con Fini a Genova mentre veniva ucciso Carlo Giuliani. Lui: «Chiarirò tutto». 
Era passato alla cronaca per il suo odio per i centri sociali del Nord Est specialmente, e poi per un link che negava l'Olocausto (subito rimosso dal suo sito personale dopo le rivelazioni del Venerdì di Repubblica), e poi per le intercettazioni telefoniche in cui pretendeva di processare tutti quelli che avevano contestato il G8 a Genova. Ma soprattutto era famoso perché accompagnava Fini, allora vice di Berlusconi, al comando dei carabinieri genovese proprio mentre da quelle sale partiva l'ordine di una carica illegittima (come dirà la magistratura) contro un corteo regolarmente autorizzato. Dopo due ore di cariche e spari un suo collega uccise Carlo Giuliani. 

Già, stiamo parlando di un carabiniere. Filippo Ascierto, ex deputato di An poi Pdl. Per sedici anni carabiniere prestato al Parlamento. Secondo la procura di Padova, però, èmolto vicino agli adoratori del "dio Palanca", in pessima compagnia di imprenditori e pubblici funzionari e ufficiali. L'ipotesi di reato è associazione a delinquere finalizzata a numerosi reati contro la Pubblica amministrazione. Il nome dell'operazione - "Pantano" - fotografa precisamente l'habitat di questa specie di politici-sceriffi, di imprenditori, di funzionari. 

I carabinieri e i finanzieri dei comandi provinciali di Padova hanno dato esecuzione in queste ore a otto provvedimenti di custodia cautelare a carico di altrettanti funzionari pubblici e imprenditori. La notizia è stata diffusa dal più diffuso quotidiano cittadino. Sono stati arrestati 5 dipendenti pubblici e 3 imprenditori. Nell'operazione ci sono anche 30 indagati, tra ai quali figura anche l'ex deputato del Pdl Filippo Ascierto. Sono oltre 100 tra finanzieri e militari gli uomini impegnati nell'operazione. Le amministrazioni interessate sono Comune, Provincia, Ater ed Esercito italiano. Sono scattate le perquisizioni in alcuni uffici di Padova. 

Le misure cautelari sono la conclusione di una complessa attività investigativa avviata nel gennaio 2011, condotta con ausilio attività tecniche e riscontri sul campo e terminata nel settembre 2012. Ai provvedimenti restrittivi si aggiungono 22 denunce. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati contro la Pubblica Amministrazione, tra i quali turbativa di asta, abuso di ufficio e corruzione. 

«Le gare pubbliche, per portarle a casa, bisogna esagerare. E dopo correggerle in corso d'opera. Bisogna che sin da quando fai il preventivo, verifichi che si possano modificare delle robe, capito? Perché altrimenti non ne porti a casa nemmeno una», così Manuel Marcon in una telefonata intercettata il 25 gennaio 2011. Thermoidraulica di Unizzi, Marcon Srl, Immobiliare Giorg Snc, Costruzioni Giorg Srl: vincevano sempre loro. Grazie al sistema messo in piedi avevano "occupato" tutti gli spazi offerti dai principali enti in città e provincia. 

Attraverso Aldo Luciano Marcon (direttore generale dell'Ater di Venezia), l'imprenditore Manuel Marcon conosce Filippo Ascierto. Si offre di provvedere alla realizzazione della sua villa sui Colli garantendogli un trattamento di estremo favore sotto il profilo economico. Emblematica la telefonata di Simonetta Liviero, la dipendente del Comune di Padova sorpresa a manipolare le gare d'appalto assieme al suo convivente, che dialoga con il figlio: «Davanti al dio palanca non ci sono né fratelli, nonché amici, nonché parenti».

Ascierto nega tutto, dice che è una tempesta in un bicchier d'acqua. Dice che in questa indagine non c'entra nulla e che chiarirà tutto nelle sedi opportune. E' indagato per corruzione e millantato credito. «L'indagine non riguarda me, ma un gruppo di persone: due di queste hanno effettuato lavori a casa mia quando era in costruzione e sono stati pagati profumatamente con assegni tratti dal mio conto corrente. L'ipotesi quindi di avermi agevolato perché parlamentare cadrà quando esibirò l'estratto conto». «A riguardo dell'ipotesi di millantato credito poi - prosegue Ascierto - penso che non esista un parlamentare che non conosca le istituzioni, e non esiste neppure un parlamentare che non si prodighi lecitamente per aiutare imprese in difficoltà. Quindi, se io ho fatto 'millantato credito', sono nella media del 100 per cento dei parlamentari italiani». Coinvolta anche la sua compagna, Luana Levis (presidente dell'associazione "Andromeda" di Padova, un osservatorio sulla sicurezza creato da Ascierto e affidato alla sua compagna) sulla cui onestà, Ascierto metterebbe la mano sul fuoco. 

La Levis, cointestataria della villa, è stata per dodici anni al seguito del parlamentare. Sempre a spulciare gli archivi dei giornali, si legge che Andromeda ha tra gli sponsor Polare scarl (Polytechnic Laboratory of Research, costituita nel 2008 come consorzio di ricerca senza fine di lucro) con sede a Padova in via Venezia 59/4 nello stesso edificio che ospitava il ristorante all'Onorevole che il deputato Filippo Ascierto aveva dato in gestione, il cui cuoco finì in cella per droga. «Polare dà il suo patrocinio e partecipa alle attività no profit di Andromeda Regione Veneto Onlus» è scritto nel sito della scarl. Ma qui passiamo a un'altra più celebre inchiesta: l'Operazione Tanzania, quella sui soldi della Lega riciclati all'estero. Il boss di Polare è Stefano Bonet balzato agli onori delle cronache perché avrebbe regalato la sua Porsche Panamera al tesoriere della Lega Francesco Belsito in cambio di una intermediazione per un contratto di consulenza. Soldi consegnati a Belsito in un cappello e una borsa per bottiglie di vino, in presenza di un altro imprenditore, Paolo Scala. 

Per la Dda di Reggio Calabria Stefano Bonet, imprenditore veneto di 47 anni, è pesantemente coinvolto nell'inchiesta per riciclaggio che gira attorno a Romolo Girardelli, un faccendiere genovese di 53 anni, legato, per la Dda, ad elementi di primissimo piano dei De Stefano per i quali già in passato avrebbe svolto l'attività di riciclatore grazie alle sue capacità - scrive la procura - di «monetizzazione di "strumenti finanziari atipici" di illecita provenienza». Girardelli era finito nel mirino della Dda già nel 2002 perché considerato legato ad elementi di spicco dei De Stefano, che operavano anche in Liguria e in Francia, tra i quali Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale. Per gli inquirenti Girardelli è socio di Belsito nella Effebi Immobiliare, società con sede a Genova e attiva nel settore immobiliare e commerciale. Ma Girardelli è risultato anche essere responsabile dello sportello genovese di un'altra società, la Polare scarl riconducibile all'imprenditore veneto Stefano Bonet, un altro dei personaggi su cui ruota l'inchiesta insieme all'avvoccato Bruno Mafrici, calabrese d'origine ma trapiantato a Milano (dove ha lo studio), e, appunto, a Paolo Scala, considerato il promotore finanziario di fiducia del gruppo Bonet, specializzato nella gestione di articolate operazioni finanziarie a Cipro (dove risiede). Scriveva nel 2012 la stampa padovana: «Che Stefano Bonet sia il dominus nel Nordest della gang ne sono convinti gli investigatori. La Polare scarl (Polytechnic Laboratory of Research, costituita nel 2008 come consorzio di ricerca senza fine di lucro) è controllata direttamente dall'imprenditore sandonatese (Insieme a Area Impresa Service e a Marco Polo Technology Srl) e, a sua volta, controlla la Polare Electronic Department, la Amon-X e la Venetwork spa». Dai documenti risulta, non solo che Girardelli era l'uomo «Polare» in Liguria, ma anche che la scarl aveva stipulato «un accordo commerciale (per circa 12 milioni di euro con la Siram di Milano) nel settore dell'innovazione e della ricerca, giovandosi del patrocinio politico di Belsito». Accordo che, per gli investigatori, ha dato origine ad una serie di trasferimenti di denaro tutt'altro che chiari. 

Bonet è considerato l'autore di un memoriale che contiene tutti gli affari di Belsito e della Lega: i soldi per la scuola della moglie di Bossi. Il progetto di acquisto dell'hotel Argentina di Genova con altri imprenditori e l'operazione del Sol Levante (discoteca, bar ristorante e stabilimento balneare a Lavagna) per la quale Bonet dice che Belsito gli avrebbe detto che con il Sol Levante avrebbe garantito un rendimento del 3% alla Lega. 

La Restaini, amica di Bonet e di Filippo Ascierto, ora dipendente dell'ufficio legislativo della presidenza del Consiglio, è intercettata al telefono con Erica Rivolta deputata della Lega e assessore comunale a Erba. Le due parlano del fatto che Bonet paga l'affitto dall'associazione Andromeda a Roma, onlus riconducibile a Ascierto attraverso la sua convivente Luana Levis. È quasi mezzanotte del 29 gennaio 2012. Restaini: «Tu lo sai che Bonet paga l'affitto ad Andromeda?». Rivolta: «No!». Restaini: «Io l'ho saputo questa sera perché me l'ha detto in macchina. Gli dà 40 mila euro annui in affitto». Rivolta: «Uhm». Restaini: «E sai che cosa ho saputo? Non so se derglielo o no a Filippo (Ascierto). Che quella si è fatta prestare un sacco di soldi da Stefano». Rivolta: «Bisogna dirglielo sì». Restaini: «Devo dirglielo?». Rivolta: «Secondo me sì». Restaini: «Si è fatta dare 30 mila euro...». Rivolta: «Mamma mia!». Restaini: «Guarda, ho provato un senso di schifo. E la cosa peggiore è che tutti sanno di lei...». Restaini, Ascierto e Bonet si conoscono da tempo. Lui è considerato da Bonet «un fratello» e un tramite che gli può risolvere eventuali problemi con le forze dell'ordine. Ascierto insieme alla Restaini hanno aiutato Bonet a incontrare don Pino Esposito, prelato calabrese che l'ha intro



Pensione e permessi 104: un traguardo a rischio


Nelle scorse settimane la FISH ha evidenziato il forte e crescente disappunto diffuso fra le persone con disabilità e i loro familiari in merito ad un particolare aspetto della riforma pensionistica “Fornero” che sta facendo sempre più sentire il suo peso: permessi e congedi per l’assistenza a persone con gravi disabilità incidono negativamente sul riconoscimento della cosiddetta “pensione anticipata”.

La pensione anticipata viene concessa a chi ha un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 1 mese se uomo o 41 anni e 1 mese se donna. Questi requisiti contributivi sono aumentati di un ulteriore mese per il 2013 e per il 2014.

Come noto, per richiedere la pensione anticipata non è prevista un’età anagrafica minima, ma chi la richiede prima dei 62 anni subisce una penalizzazione pari all’1% per ogni anno di anticipo entro un massimo di due anni e al 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi 2. La Legge 14/2012 ha precisato un elemento: le penalizzazioni non operano se quell’anzianità contributiva “derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria.”

Sono esclusi dal computo, quindi, permessi e congedi fruiti dai lavoratori per assistere i familiari con grave disabilità.

La FISH, sollecitando parlamentari e Ministro del Lavoro, ha chiesto di sanare questo paradosso che rappresenta uno “schiaffo” al lavoro di cura assicurato da migliaia di lavoratori.

La sollecitazione è stata raccolta in Commissione Affari sociali: è stato approvato uno specifico emendamento nel disegno di legge di conversione del decreto-legge 101/2013 (Razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni; atto della Camera 1682). L’emendamento abroga di fatto la norma restrittiva della “riforma” previdenziale Fornero.

Oggi gli emendamenti sono all’esame della Commissione Bilancio, prima di approdare in Aula. Purtroppo vengono riportate voci assolutamente negative: quell’emendamento verrebbe bocciato per assenza di copertura finanziaria.

“Se confermata, la bocciatura di quell’emendamento sarebbe un fatto ulteriormente grave – commenta Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – un gesto di spregio che disconosce la valenza e la sostanza del lavoro di cura di cui moltissimi lavoratori, soprattutto donne, si fanno carico tutti i giorni, soprattutto per l’assenza e la carenza di servizi pubblici adeguati.”



Un morto sulla coscienza. Malato Sla passa la notte al gelo prima di incontrare i ministri, poi muore.

Muore così un combattente. Muore dopo aver portato avanti la sua battaglia fino al limite, oltrepassandolo anche, perché i diritti di tutti i disabili sono più importanti della sua stessa vita. Raffaele Pennacchio, 55 anni, malato Sla, è morto questa notte, dopo aver passato due lunghi giorni sotto il ministero dell'Economia, in presidio anche di notte, al gelo, con una stufetta elettrica vicino ai piedi. Troppo stress e stanchezza per un corpo colpito da una delle malattie più terribili. Ha aspettato troppo, insieme ai suoi compagni di lotta, l'incontro con i ministri sulla questione delle risorse destinate alla domiciliarità per le persone non autosufficienti. Infatti, il governo ha concesso un incontro solo il giorno dopo l'inizio del presidio, costringendo gli ammalati a passare una dura notte in tenda sotto il 'palazzo'. Certo, nessuno accusa di omicidio il governo, almeno non volontario. Ma solo il fatto che persone allettate e intubate, con le batterie a durata limitata dei propri respiratori, debbano scendere in piazza per chiedere il rispetto dei propri diritti, è uno scandalo. Lasciarle poi in attesa due giorni è una vergogna senza precedenti. 
Pennacchio ha partecipato personalmente all'incontro con i ministri. Ha ottenuto, insieme agli altri, importanti impegni da parte del governo: maggiori risorse e destinate all'assistenza domicialiare dei disabili gravissimi. Ma, purtroppo, non potrà mai vedere se questi impegni si trasformeranno in azioni concrete. Ma ci saranno gli altri, i malati sla, i loro parenti e amici, gli altri disabili gravi e gravissimi che non ci stanno a subire tagli, discriminazioni, ingiustizie in nome del risparmio, dell'austerità.

Secondo Giuseppina Vincentelli, moglie del segretario del Comitato 16 novembre Salvatore Usala, «la morte non dipende dalla malattia nè dallo sciopero della fame, ma dall'affaticamento che Pennacchio ha avuto durante la giornata. Nessuno se lo aspettava: usciti dal Ministero era tranquillissimo e sorrideva». 

«Raffaele non si è risparmiato un attimo, era stanco e provato», ha spiegato Mariangela Lamanna, vicepresidente dell'associazione, anche lei a Roma: «è vergognoso che un disabile abbia dovuto fare nove presidi in un anno e mezzo per avere l'attenzione del governo. È un morto che dovranno portarsi sulle coscienze». 

Interviene anche Paolo Ferrero, di Rifondazione Comunista, da sempre al fianco della lotta dei malati Sla: "Le nostre condoglianze alla famiglia e agli amici di Raffaele Pennacchio del direttivo del Comitato 16 novembre onlus, morto dopo la protesta dei malati Sla al Ministero. È vergognoso che il governo sia dovuto arrivare ad assistere a questa protesta estrema dei malati di Sla, lasciati tutta la notte al gelo in attesa dell'incontro con i ministri, prima di intervenire su un tema che riguarda la vita di centinaia di migliaia di persone, prima di riconoscere diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione. Queste persone hanno messo a repentaglio la propria vita – e purtroppo oggi apprendiamo che uno di loro è morto - per ottenere la dignità al posto della carità. Siamo certi che i malati Sla continueranno la loro battaglia e noi saremo sempre al loro fianco".

#Talkshow a #caccia di #blackbloc

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/9399-start-upper-e-black-bloc

domenica 20 ottobre 2013

Dopo il #19O si va #avanti

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/di-ritorno-da-roma-in-movimento-in-europa/15489

#LeggediStabilità

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/una-manovra-senza-qualita/15478

sabato 19 ottobre 2013

#19O la piazza non teme e arriva a #PortaPia

https://www.youtube.com/watch?v=huFU_TdrHNU&feature=youtube_gdata_player

#19O #assedio al #potere in #PortaPia #Roma

Porta Pia: "a domani per l'assemblea dell'assedio, ci vediamo alle 10h!"

I numeri e la qualità della partecipazione alla giornata di mobilitazione del #19o mostrano, senza ombra di dubbio, che le strategie di panico messe in atto da questura e media mainstream nei giorni precedenti non hanno funzionato. Il messaggio del terrore non ha tenuto la gente a casa, né il comportamento di Trenitalia ha impedito che migliaia di persone giungessero da tutta Italia per portare il contributo e la voce delle lotte in corso. In corteo c'erano, e ci sono questa sera in piazza i protagonisti dei movimenti di lotta per la casa, con una composizione meticcia e metropolitana, i movimenti contro la devastazione dei territori da parte della speculazione, giovani studenti e/o precari che si auto-organizzano nelle lotte per la riappropriazione di reddito e di saperi. L'unica grande opera che c'interessa è casa e reddito x tutt*!”. Lo ribadiamo da qui, da questa piazza di cui ci siamo riappropriati in decine di migliaia. L'acampada di oggi non è il punto di arrivo ma l'inizio della sollevazione: un contributo all'innesco di un processo sociale più generalizzato di partecipazione e riappropriazione. Dall'acampada che sta assediando i palazzi dell'austerity a Porta Pia invitiamo la città di Roma (anche quella che oggi non c'era) ad un'assemblea di discussione e rilancio del percorso per domani mattina alle 10. LIBERI TUTTI - LIBERE TUTTE! Raggiungeteci a Porta Pia!! Assediamo i palazzi del potere!!




La terribile notte di Stefano Gugliotta. Lunedì ricomincia il processo agli agenti

Quella di Stefano Gugliotta è la storia di uno cui, tutto sommato, è andata bene. Gugliotta, il 5 maggio 2010, ha cenato a casa dei genitori prima di uscire per raggiungere il cugino che compiva gli anni. La televisione, quella sera, trasmetteva la finale di Coppa Italia Inter-Roma che si stava svolgendo nel vicino stadio Olimpico e Stefano, non tifoso ma simpatizzante della Lazio, non ha prestato molta attenzione alla partita.

Intorno alle 23 è alla guida del motorino di un suo amico perché quest'ultimo, costretto con le stampelle dopo essersi fatto male a una gamba, fa fatica a condurre il mezzo. Stefano, che all'epoca aveva 25 anni, non indossa il casco.

I due passano per viale Pinturicchio, seguiti e preceduti dalle macchine dei loro amici con cui stavano andando alla festa del cugino di Stefano. All'improvviso, dalla sinistra, arriva un poliziotto in assetto antisommossa. Si avvicina al motorino dei giovani e inizia a colpire Stefano al volto con violenza.

L'amico che siede dietro scende dal motorino e il poliziotto inizia a gridare: "che stavate a fa?". Per tutta risposta Gugliotta ricambia la domanda - "ma che stai facendo tu?!" - non riuscendo a capire il motivo di quell'ingiustificato attacco.

L'amico passeggero, nonostante le stampelle e il tentativo di inseguimento da parte del poliziotto, riesce a scappare. Stefano Gugliotta, forse incredulo per quanto appena accaduto, continua a tenere in equilibrio il motorino e si frappone tra il poliziotto e l'amico per permettere a quest'ultimo di mettersi in salvo.

Una mano è sul manubrio del mezzo, con l'altra cerca di parare i colpi. Da dietro arriva un secondo poliziotto che sfodera un potente calcio, non si capisce se al retro del motorino - come dichiarerà l'agente - o alla coscia di Stefano, come dice quest'ultimo ricordando il grosso livido rimastogli per lungo tempo sul corpo.

In pochi secondi, Gugliotta viene circondato da una decina di agenti, tutti in tenuta antisommossa, che si avventano su di lui. Verrà portato all'interno di una camionetta e trasferito alla questura dello stadio Olimpico, prima di essere tradotto nel carcere di Regina Coeli in stato di arresto.

Stefano Gugliotta sarà detenuto per una settimana, prima che il giudice decida la sua scarcerazione. I reati imputatigli, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, verranno a cadere. Fondamentale, per la ricostruzione della vicenda e per il proscioglimento del giovane, il video girato con un telefono cellulare da un abitante del palazzo posto di fronte a dove si sono svolti i fatti.



Nel video, circolato su tutti i media nazionali nei giorni successivi a quel 5 maggio, si vede chiaramente come l'azione delle forze dell'ordine sia stata gratuita e sproporzionata. Il 21 ottobre, lunedì prossimo, ricomincerà il processo che vede imputati nove agenti per le violenze nei confronti di Gugliotta.

Le ferite riportate dal ragazzo - lividi su tutto il corpo, lesioni alla testa a seguito delle manganellate, un incisivo spezzato - sono state refertate sia dal 118, intervenuto in caserma, sia dal medico durante la visita medica in carcere.



Dalla denuncia presentata da Gugliotta, in cui vengono minuziosamente raccontati i fatti, emerge un particolare inquietante. Uno dei dirigenti presenti nella caserma dello stadio Olimpico, dopo che Stefano era stato visitato dagli operatori del 118, chiede al giovane di firmare un foglio in cui era stata barrata la casella "rifiuto del ricovero".

Stefano Gugliotta non hai mai detto no a un ricovero che, tra l'altro, nessuno gli ha mai proposto. Al suo rifiuto di firmare - Gugliotta racconterà che in quel momento gli è venuta in mente la vicenda di Stefano Cucchi - il modulo gli viene nuovamente proposto, questa volta in bianco.

Prima di firmarlo, Stefano scrive a penna, accanto alla casella di cui sopra, "non rifiuto il ricovero". Il dirigente, stizzito, se ne va imprecando e stracciando il foglio. Ma su questa parte della storia, probabilmente, non arriveremo mai a sapere la verità.




LE BANCHE HANNO STAPPATO LO CHAMPAGNE: GRAZIE LETTA

Le banche, grazie alla nuova Legge di Stabilità, potranno godere di un’anticipazione delle detrazioni fiscali su Ires e Irap, con un impatto potenziale sull’utile netto del 2015 dell’11 per cento. Il testo, approvato dal Consiglio dei ministri martedì scorso, prevede infatti che le svalutazioni e le perdite sui crediti saranno deducibili nell’esercizio in cui sono state imputate a bilancio e nei quattro anni successivi e non più in 18 anni come è stato finora.

L’aiutino del governo è prezioso per le banche che lo chiedevano da tempo a gran voce per bocca dell’Abi. Il motivo è molto semplice: in vista dei controlli della vigilanza comunitaria sul patrimonio bancario per il passaggio alla vigilanza europea e, ancor prima, dell’applicazione dei nuovi parametri di patrimonializzazione di Basilea, gli istituti italiani da mesi stanno facendo una costosa pulizia in bilancio sotto la spinta di Bankitalia. E così, complici gli errori del passato nella concessione dei prestiti a personaggi che non hanno onorato il debito come i vari Zaleski (Intesa Sanpaolo) o Ligresti (Unicredit), stanno incassando obtorto collo una perdita via l’altra.

La manina dello Stato a ridosso della chiusura dei bilanci, è arrivata quindi come la manna dal cielo. A guadagnarci di più – secondo le stime della concorrente Banca Imi (gruppo Intesa) - sarà Unicredit, che avrà quest’anno un beneficio fiscale di 271 milioni di euro, che diventeranno 236 nel 2014 e 219 nel 2015. Ma anche gli altri istituti non resteranno a bacca asciutta: Monte dei Paschi di Siena avrà un beneficio di 101 milioni nell’anno in corso, una cifra che scende a 49 milioni per Banco popolare e a 45 milioni per il gruppo Ubi.

I vantaggi per le banche legati alla Legge di Stabilità sono confermati anche dagli analisti diMediobanca Securities, che stimano un aumento medio dell’utile per azione pari al 7% nel 2014, prevedendo che nel 2015 l’impatto si ridurrà a +5% per effetto di un calo delle perdite sui crediti. Gli istituti che beneficeranno di più del provvedimento, secondo lo studio di Piazzetta Cuccia, sarannoBper e Creval, con un aumento potenziale fino al 20% degli utili attesi nel 2014, una percentuale che scende al 6% per Intesa Sanpaolo.

“A nostro avviso, il motivo che sta dietro la riduzione del peso fiscale delle banche è la necessità di accelerare il flusso di credito all’economia reale”, commenta Mediobanca. “In un contesto macro già instabile, la distorsione generata dalla peculiarità del trattamento fiscale delle perdite su crediti agisce infatti come un incentivo a stringere ulteriormente gli standard di credito”, aggiunge, ribadendo come il regime fiscale penalizzante per le banche sia uno dei motivi per l’elevato stock di crediti deteriorati in Italia.

Le banche, come ricordano gli analisti di Mediobanca, potranno così “rafforzare i loro tassi di copertura alla luce dell’asset quality review“, ovvero la valutazione degli attivi bancari che sarà effettuata dalla Bce in vista del passaggio alla vigilanza bancaria unica europea previsto l’anno prossimo. La conferma è arrivata anche dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che – secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti – ha assicurato in un incontro con la stampa estera a Roma che le banche italiane non hanno nulla da temere dalla revisione della qualità degli attivi che farà la Bce e dagli stress test dell’Eba.
Le banche faranno un monumento a Letta

venerdì 18 ottobre 2013


#Roma #17ottobre #manifestazione del #SocialPride contro le politiche dei #tagli del #ComunediRoma 

Roma, Marino chiude progetti sociali e poi promette di riaprirli


Al sindaco Marino tocca ora gestire i veleni del patto di stabilità che il senatore Marino ha votato. La protesta degli operatori 

Non è un giorno qualunque quello scelto dagli operatori sociali romani per manifestare in Campidoglio. Giornata mondiale della povertà, il 17 ottobre, e gli operatori del sociale e del volontariato, per la prima volta tutti insieme, si sono mobilitati per chiedere misure di contrasto effettive per la povertà che aumenta sempre più nel nostro paese e in Europa, per chiedere un welfare dei diritti e dignità sociale mentre la legge di stabilità ha stabilito ulteriori tagli alle già magre risorse e il Campidoglio segue a ruota il governo nella corsa all'austerità. Il sindaco Marino deve gestire adesso i frutti avvelenati del patto di stabilità che anche il senatore Marino aveva entusiasticamente votato ignorando la possibilità che un voto meno allegro avrebbe almeno consentito un referendum popolare sulla costituzionalizzazione della macelleria sociale. 

Due-trecento, tra lavoratori e utenti - il Social Pride - hanno contestato dunque la spending review, contro «politiche nazionali e di prossimità assolutamente inadeguate alla crisi, per il mancato rinnovo dei servizi di welfare municipali, per il sostegno del lavoro sociale e del volontariato». La situazione delle politiche e interventi sociali nella città è insostenibile, per i cittadini, gli occupati e le organizzazioni del terzo settore che rischiano la chiusura. Intanto cominciano a chiudere i servizi senza nemmeno il preavviso da parte delle istituzioni, chiudono servizi per anziani fragili, per madri detenute, laboratori per bambini, progetti per la disabilità e altre tipologie di disagio sociale. I sindacati del comparto sono assolutamente afoni e la ricaduta occupazionale si aggira intorno alle mille unità. Il paradosso è che gli operatori che perdono il posto si trasformano in potenziali utenti di ipotetici servizi come il segretariato sociale per i disoccupati o per i poveri. 

Il Social Pride in buona parte è lo stesso tessuto di sigle che aveva aperto una consistente linea di credito nei confronti del nuovo sindaco al punto da spaccare il mondo di provenienza spacciando l'idea che Marino fosse una rottura a sinistra del Pd. Dopo cento giorni senza neppure la "luna di miele" tra il nuovo sindaco e la città, il terzo settore romano si trova sulla scalinata del Campidoglio a chiedere immediata discontinuità, prassi di partecipazione con il coinvolgimento diretto dei Municipi, delle forze sociali, dei movimenti, delle cooperative, delle associazioni, del volontariato e dei cittadini. «Vogliamo costruire un percorso innovativo di costruzione di politiche pubbliche dal basso e partecipate in grado di contrastare la deriva verticistica oggi dominante. Contro la povertà, per un welfare dei diritti, no all'elemosina», recita la chiamata della manifestazione su una piattaforma che chiede risorse sufficienti per la continuità dei servizi, trasparenza nell'approvazione del bilancio, il rispetto dei principi del decentramento, che le politiche sociali non siano vincolate dal patto di stabilità, un tavolo cittadino per la definizione trasparente e partecipata delle politiche sociali di Roma Capitale. Una delegazione viene chiamata nell'ufficio del gabinetto del sindaco e torna poco dopo con la promessa di un impegno politico a rifinanziare i progetti e la certezza che tutto ciò dipenderà dai trasferimenti del governo a Roma Capitale. Pare che il sindaco abbia dato un consiglio al Pride: «Andate a protestare sotto il Parlamento».

La situazione è particolarmente drammatica perché il Piano Regolatore Sociale dal 1° ottobre non ha più copertura finanziaria. Nel IV municipio, sull'asse della via Tiburtina, operatori sociali e anziani si sono autoconvocati l'8 ottobre nell'aula consiliare del Municipio a fronte di una gravissima crisi che mette in discussione il futuro del sistema di servizi e progetti previsti. Una situazione derivata dai gravissimi ritardi con cui Roma Capitale sta provvedendo a varare il bilancio 2013: ad oggi mancano le risorse necessarie per gli interventi e i progetti sociali previsti dai vari piani regolatori sociale dei quindici Municipi di Roma e ad oggi non sono ancora arrivati ai municipi nemmeno i fondi per coprire i servizi essenziali. 

Il Campidoglio ha un buco di oltre 800 milioni, frutto delle scellerate scelte dell' amministrazione Alemanno, ma per gli operatori anche il successore del podestà non ha un piano per il welfare di prossimità e i nodi del patto di stabilità, preteso dal Pd, stanno drammaticamente venendo al pettine. «Abbiamo timore che la cultura politica e le competenze di chi oggi occupa alcuni degli assessorati chiave di Roma Capitale non siano all'altezza di comprendere la Città reale - hanno detto gli occupanti del IV° - testimoniando una concezione del sociale economicista, centralista e assistenzialista, lontana anni luce dal previsto e mai attuato decentramento amministrativo e non in grado di coinvolgere seriamente i cittadini e il mondo del terzo settore, i quali vivono sulla propria pelle ed hanno esperienza diretta dei vari aspetti dell'esclusione e del disagio sociale». Sempre nell'ambito della Giornata Mondiale della lotta contro la povertà Libera, Gruppo Abele e Atd con l'adesione di Roma Social Pride, Action Diritti in Movimento, Roma Capitale Sociale, hanno commemorato le vittime della miseria attorno alla Lapide posta nell'ottobre 2000 sul Sagrato dalla Basilica di San Giovanni in Laterano. Don Luigi Ciotti, presidente nazionale Gruppo Abele e Libera, ha lanciato la campagna "Miseria ladra", promossa da Libera e Gruppo Abele, ricordando che «Nove milioni e mezzo di italiani vivono con meno di 506 euro al mese. La povertà dovrebbe essere dichiarata illegale».

A questi si sommano 4 milioni e 814 mila persone che si trovano addirittura in povertà assoluta, nell'indigenza. Inoltre il 7% dei minorenni italiani vive in condizione di povertà assoluta. Sono 723 mila ragazzi le cui percorsi sono stati ingiustamente interrotti, per i quali le istituzioni non offrono speranze. Un dato drammatico che colloca l'Italia al primo posto in Europa per ciò che riguarda la povertà minorile. Ma c'è anche la povertà culturale: con 6 milioni di persone analfabete, con l'Italia agli ultimi posti in Europa per abbandono scolastico. 6 famiglie su 10, in seguito alle difficoltà economiche, hanno ridotto la quantità e la qualità del carrello della spesa alimentare. Il picco si registra ancora una volta al sud, con quasi il 73%.

"Miseria Ladra" propone dieci punti concreti per affrontare il problema a livello istituzionale: ricostituzione del fondo sociale per la non autosufficienza, moratoria dei crediti di Equitalia e bancari per chi è in difficoltà, tagli alle spese militari, alle grandi opere inutili, rinegoziazione del debito pubblico, reddito minimo di cittadinanza per sostenere il lavoro, sospensione degli sfratti esecutivi, distribuzione del patrimonio immobiliare sfitto e quello requisito alla criminalità per usi sociali ed abitativi, residenza ai senza fissa dimora per garantirgli l'accesso al servizio sociosanitario.