martedì 27 agosto 2013

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Approvato il Decreto Truffa di D’Alia consiglio dei ministri n. 21 del 26 agosto 2013

Ieri pomeriggio, 26 agosto 2013, dopo 2 mesi di “dibattito” interno alla coalizione governativa, il primo ministro Letta ha dato l’annuncio in conferenza stampa. Il consiglio dei ministri avrebbe infatti definito: “una soluzione strutturale al problema del precariato nella pubblica amministrazione“ Poco dopo ha precisato meglio: «Si avvia un processo di parziale inserimento di precari, previa procedura altamente selettiva e cercheremo di far sì che nella fase di conversione e applicazione del decreto avvenga il censimento di tutte le situazioni di precariato nella Pubblica amministrazione». Questo “censimento”, l’ennesimo proposto dallo Stato sui suoi stessi dipendenti, è la prima spia di quanto il decreto approvato non sia altro che un decreto truffa. Non abbiamo ovviamente il testo definitivo, ma nelle scorse settimane sono girati vari testi, e il comunicato ufficiale del governo non si discosta da quanto era filtrato. Il decreto stabilisce infatti che i precari (ovvero chi ha avuto un contratto a termine per almeno 3 anni negli ultimi 5) possano partecipare a concorsi riservati a loro, per ciascun ente, banditi in base al 50% del turnover disponibile. La truffa sta nel fatto che il “turnover disponibile” è attualmente scarsissimo. Nei tre anni previsti come “straordinari” dal decreto (2013-2014-2015) il turnover è infatti fissato al 20% (2013 e 2014) e al 50% (2015). Per gli enti di ricerca anche il 2014 è recentemente tornato al 50% (dopo essere stato abbassato dal governo Monti al 20), ma quello del 2015 è fermo al 50% (mentre era al 100 prima dell’arrivo del governo Monti e di Profumo, ministro nemico della ricerca pubblica). Con la metà di queste cifre (ovvero il 10% dei turnover 2013 e 2014 e il 25 del 2015), quanti precari si potranno stabilizzare? Difficile calcolarlo, ma crediamo davvero pochi. Non più di quanti non fossero già “stabilizzabili” con procedure “normali”. Si escludono, ancora una volta, tutte le forme di precariato diverse dal tempo determinato, che nella ricerca e nelle università si intervallano spessissimo al TD: assegni di ricerca, co.co.co., borse di studio… Si escludono, a differenza che nella precedente “sanatoria” del 2006/2007, i precari che hanno un contratto in corso che però non ha ancora raggiunto i tre anni compiuti, che magari li raggiungerà nei prossimi mesi. Leggiamo che forse c’è un provvedimento ad hoc per i precari dell’INGV, tra gli esclusi eccellenti delle precedenti stabilizzazioni, a causa di una carenza di posti in pianta organica. Ne siamo felici, ma non basta, non può bastare. Ricordiamo che con le stabilizzazioni del 2006/2007, che pure non furono sufficienti a trovare una “soluzione strutturale” al problema del precariato, venne sbloccato il turnover al 100% negli enti di ricerca per due anni e furono destinate risorse apposite alla stabilizzazione. Peraltro si è ribadito ieri che nella Pubblica Amministrazione non si potranno più attivare contratti a tempo determinato senza un motivo. E’ noto a tutti che già è così, per legge, da sempre. E che le deroghe a tale principio sono sempre esistite e continuano ad esistere. E’ per esempio noto che gli enti di ricerca, non a caso tra i principali sfruttatori di questa forma contrattuale, possono sforare tutti i limiti imposti dalla legislazione negli ultimi 10 anni e potranno continuare al fatto, grazie ai “progetti” e al concetto più volte ribadito dall’ex ministro Brunetta, che i ricercatori sono precari “per natura”. La beffa finale è il “concorso tra precari“, quando la maggior parte di chi è oggi a tempo determinato nella pubblica amministrazione ha già passato selezioni e concorsi a iosa. E dimenticando che esiste nel contratto collettivo della ricerca un articolo (il numero 5) che prevede la possibilità di trasformare, previa valutazione dell’attività svolta a tempo determinato, un contratto a tempo indeterminato, se le procedure selettive adottate per attivare il TD sono assimilabili a un concorso. Crediamo sia venuto quindi il momento di ritrovarsi di nuovo in assemblee, sitin, cortei e di attivarsi in tutte le sedi per denunciare la truffa del decreto D’Alia e chiedere soldi, rispetto del contratto e dignità per i precari della ricerca: tutti.

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